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ORTODOSSA,
CHIESA
Chiesta cristiana diffusa soprattutto nell'Europa
orientale e separatasi definitivamente da Roma nel 1054 con lo scisma
d'oriente. Le sue origini risalgono in pratica alla fondazione di
Costantinopoli (330) quale capitale dell'impero d'oriente. Il vescovo
(patriarca) della "nuova Roma" che aveva di fatto un primato sulle chiese
orientali (Alessandria, Antiochia, Gerusalemme, Cesarea, Efeso), rivendicò
ben presto (382) pari dignità col vescovo della vecchia Roma (papa),
oltre a contestare a Roma la giurisdizione sull'Illirico (penisola balcanica).
Grandi teologi illustrarono la cattedra di Costantinopoli (Macedonio,
Crisostomo, Nestorio, Sergio, Fozio) e delle altre sedi vescovili d'oriente
(Atanasio e Cirillo ad Alessandria, Basilio a Cesarea, Diodoro e Giovanni
ad Antiochia): sulla base della loro dottrina venne elaborata l'"ortodossia"
(retta opinione) cristiana, riconosciuta sia in oriente che in occidente.
Da questa ricerca teologica nacquero anche le grandi eresie
che travagliarono la chiesa dal IV al VII secolo (ariana, macedoniana,
nestoriana, monofisita, monotelita). La prima frattura tra oriente e occidente
si ebbe in occasione della crisi iconoclasta (iconoclastia),
dal 726 all'843, coincidente con la ricerca dei papi di un appoggio prima
nei longobardi poi nei franchi che li affrancasse definitivamente da Bisanzio.
A quella crisi seguì, poco dopo, lo scisma di Fozio (863-867),
patriarca di Costantinopoli, che contestava a Roma l'introduzione del
filioque nel Credo. Ma la rottura definitiva tra Roma e Bisanzio
avvenne nel 1054, quando il papa Leone IX e il patriarca Michele Cerulario
si scomunicarono a vicenda, per una serie di vecchi e nuovi motivi teologici,
liturgici (ivi compresa la questione dell'eucaristia) e amministrativi.
Da allora ebbe inizio la storia della Chiesa greca ortodossa propriamente
detta, distinta e contrapposta alla Chiesa cattolica romana. Le crociate,
in particolare la quarta (1204) che portò alla conquista e al saccheggio
di Costantinopoli, approfondirono il solco. Senza esito furono i concili
di Lione (1274) e Firenze (1439), tendenti a una riunificazione. Missionari
ortodossi, intanto, avevano convertito bulgari (870), serbi (930) e russi
(988) e, quando i turchi conquistarono Bisanzio (1453), il patriarca di
Costantinopoli rimase indiscusso primate del cristianesimo orientale.
La Chiesa ortodossa, tuttavia, perse ben presto la sua unità: nel
1589 Mosca, proclamatasi "Terza Roma", rivendicò l'autonomia da
Costantinopoli, dando vita alla Chiesa ortodossa russa. La Serbia, costituita
in chiesa "autocefala" fin dal 1352, fu ufficialmente riconosciuta come
tale nel 1920, e similmente le chiese rumena, bulgara e macedone si resero
indipendenti rispettivamente nel 1925, 1945 e 1950. La Chiesa greca, infine,
pur riconoscendo ufficialmente il primate di Costantinopoli (Istanbul),
dall'Ottocento è di fatto governata dal patriarca di Atene. Esistono,
poi, le chiese ortodosse melchite di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme.
Dal cristianesimo orientale, infine, derivarono la Chiesa assiro-caldea,
divisa tra Baghdad (assiri uniati) e Los Angeles (caldei separati), la
Chiesa malabrese-nestoriana (a Chochin in India), la Chiesa maronita (Libano)
e le chiese monofisite di Siria (giacobita), Armenia, Egitto (copta) ed
Etiopia.
P. Concetti
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